sabato 28 ottobre 2017

Guantoni in Fuga - Intervista ad Alessandro Riguccini

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Essendo passato un bel po di tempo dal mio ultimo post, pochi giorni fa ho aperto il sito di ranking pugilistico BoxRec con lo scopo di aggiornare la classifica che tengo sui pugili toscani. Ho quindi guardato le classifiche, dove al primo posto c'è sempre Fiordigiglio (questo certo non mi ha sorpreso) quando poi passo al secondo posto e leggo Alessandro Riguccini, di Sansepolcro, nella mia mente risuona una domanda: "e questo chi sarebbe?".

Preso dalla curiosità guardo il suo record che è, da pugili professionista dei pesi leggeri, di 19 incontri disputati ed altrettanti vinti, con 15 KO.



Non capisco ancora... scrivo il suo nome su Google e vado  a leggere la pagina di Wikipedia a lui dedicata: tutto vero...e non solo!

Oltre ad essere l'attuale campione del mondo di pugilato dei pesi leggeri nella WBF e campione internazionale dei pesi leggeri nella IBF é campione FECARBOX ad interim  WBC nei pesi superpiuma, campione del mondo Wako Pro di kickboxing nei pesi leggeri e di full contact nei pesi medi, campione del mondoWKA e IKTA di K1 pesi superleggeri e campione del mondo Kombat League sempre di kickboxing nei pesi superwelter.

Un solo pensiero mi frulla nella mente a questo punto: "esticazzi..."

Apro il sito della FPI, vado sulla sezione PRO e cerco nei campioni internazionali: niente...il nulla, del nome di Alessandro Riguccini non vi è traccia.




Il passo successivo è andare su youtube, dove finalmente ho la prova che non si tratta tutto di un elaborato scherzo, ma Alessandro esiste davvero, lo vedo nel suo incontro contro Rios per il titolo mondiale: tre riprese, un destro folgorante e titolo mondiale conquistato.

Alessandro Riguccini vs Jesus Antonio Rios

Naturalmente chi veramente si intende di sport da combattimento e di Boxe  conoscerà senz'altro Alessandro, e mi sono personalmente scusato con lui per la mia ignoranza nei suoi confronti, certo è che la sua figura, a dispetto dei titoli che detiene, sembra quasi tenuta all'oscuro dai media e dalla federazione, quasi fosse un personaggio non troppo gradito, visto che per sua scelta è emigrato prima a Cuba e poi in Messico per poter fare quello che gli riesce meglio e cioè combattere.

Un "guantone in fuga", per potersi permettere di vivere con lo sport professionistico che ha scelto.

Per professionismo si intende infatti l'esercizio dell'attività sportiva con carattere di esclusività e continuità, sulla base di impegni contrattuali e dietro retribuzione regolare e costante. Non puoi farlo in Italia questo, solo pochi se lo possono permettere a fronte di una marea di pugili professionistici bravi che combattono, se gli va bene, massimo due volte all'anno con borse che vanno dai 400 ai 600 euro ad incontro. E come si sfama una famiglia con 1200 euro all'anno? Tutto questo no può avere che una sola terribile conseguenza futura: la fine del pugilato professionistico in Italia.

L'ultima doverosa tappa a questo punto era contattare Alessandro. L'ho fatto e quello che ne è seguita è stata una cordiale intervista, che riporto volentieri a seguito. Buona Lettura.

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-  "Ciao Alessandro e grazie di avere accettato l'intervista, vorrei cominciare proprio chiedendoti del tuo incontro con Rios per il titolo mondiale, quale sono state le tue impressioni?"

- "Con Rios è stato un incontro abbastanza complesso, perché nonostante si sia risolto subito, nei cartellini ero pari e avevo preso anche dei colpi importanti specialmente nella seconda ripresa, fortunatamente incasso abbastanza bene, poi il destro l'ha sentito tantissimo e praticamente l'incontro è finito li."

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- "Visto che sei anche laureato,  conosci benissimo il problema dei cervelli in fuga dall'Italia, in questo contesto,ti consideri un guantone in fuga?"

- "Nel pugilato veramente si, perché in Italia non è facile combattere con una certa continuità. Il pugilato quello vero lo trovi negli Stati Uniti, in Messico e nei paesi latini, dove c'è anche la povertà del resto. In Italia se hai uno stipendio conviene rimanere tra i dilettanti. Certo non posso consigliare a tutti di fare come me e di andare a Cuba ad allenarsi oppure andare in Messico ad imparare il pugilato. Devi capire che io sono andato in Messico quando era già un anno che mi allenavo a Cuba. Non è che se ragazzo va in Messico lo prendono così subito in considerazione, quello che certo non manca in questo paese, così come negli Stati Uniti, sono i pugili. Io ci sono arrivato con il mio curriculum di kickboxer e pugile."

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- "Scusa se ti domando questo, ma la cosa che mi ha veramente incuriosito è questa: ma dove sei stato fino ad adesso? perchè nel sito della federazione pugilistica italiana il tuo nome non compare? ti torna questo?"

- "No no, assolutamente, non ci sono perché io sono tesserato in Messico."

- "Si ma perché il tuo nome non è insieme a quello dei campioni internazionali? Anche se la WBF è una federazione cosiddetta minore, comunque credo che inserire un campione del mondo darebbe quantomeno lustro al pugilato italiano."

-"Intanto diciamo che chiamarla federazione minore è relativo, ci hanno combattuto campioni come Evander Holyfield per dirne uno. Io non ho problemi con la federazione italiana a cui ringrazio il fatto di avermi concesso il nulla osta per combattere in un altro paese, ma certo non hanno interessi a far vedere che si lavora meglio in Messico che in Italia, io ho fatto un sacco di incontri là."

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-"Parlando di classifiche, tra la tua categoria in Italia sei secondo solo ad Emiliano Marsili, eppure la tua visibilità, quantomeno in Italia, è quasi nulla. Questa la ritengo personalmente una cosa veramente brutta..."

-"Secondo me si, adesso io vorrei fare un titolo importante con una federazione di sigla, riconosciuta anche qua in Italia. Se vinco quella e a quel punto non vengo riconosciuto neanche questa volta, ci sarebbe da sparare a zero. Capisci anche che la WBF al momento in Italia non è presa in considerazione e anche il titolo Intercontinentale IBF conta e non conta a dire il vero..."

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-"Si, però quantomeno il titolo IBF almeno quello lo avrebbero dovuto riconoscere, non c'è neanche Gianluca Ceglia, che è il campione in carica attuale, mentre compare Luca Giacon ad esempio, campione internazionale della stessa sigla, cioè IBF dei superleggeri: dimenticanze o ci mettono solo chi vogliono loro?"

-"Certo, sembra che alcuni pugili siano più tutelati di altri..."

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-"Nel panorama pugilistico mondiale, tra i tuoi colleghi campioni del mondo dei pesi leggeri, chi apprezzi di più?"

-"Come avversario quello che è sicuramente il più pericoloso di tutti è Jorge Linares, è forte ed ha tantissima esperienza."

-"Ci combatteresti con Linares?"

-"Ci combatterei però sono consapevole che partirei svantaggiatissimo, perché bene o male lui ha una carriera tutta da pugile mentre io ho una carriera comunque da kickboxer, sarebbe come chiedere a lui di combattere con me in un incontro di kickboxing, in questo caso probabilmente sarebbe lui a partire in svantaggio. Comunque mi sento di dire che il più forte peso leggero/superleggero è Mikey Garcia, anche più di Terence Crawford. Con lui mi metterebbe veramente moltissimo pensiero combatterci."

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-"Parlami adesso delle tue prospettive future, difesa del titolo WBF o andare verso una sigla più importante?"

-"Certo l'obiettivo è quello di combattere un incontro per una federazione più importante. Intanto adesso a Novembre, piuttosto che difendere il titolo, mi interesserebbe arrivare a questo benedetto 20-0 di record, che è ancora un po maledetto e non è facile arrivarci, in un incontro in Messico davanti a molti spettatori. Sai benissimo, e lo dico contro il mio interesse, che un kickboxer ha un tasso tecnico inferiore a quello di un pugile, il pugilato è più difficile. Quindi vorrei coronare il mio sogno nel pugilato come lo ho fatto nella kickboxing parlando di federazioni, li ho veramente ho raggiunto il massimo possibile."

-"E la cosa brutta è che in Italia hanno deciso comunque di ignorarti."

-"Si, mi hanno ignorato quasi tutti e francamente non ne capisco il motivo, anche perché sono una persona cordiale ed espansiva, veramente non riesco a capire il perché di questo comportamento."

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-"Manterrai sempre la licenza messicana o hai intenzione di ritornare a combattere con in Italia?"

-"A questo punto, a 29 anni, non ho intenzione di fare il titolo italiano o quello europeo, se ci sono spiragli di fare un titolo mondiale con una sigla importante quello è il mio obiettivo, se poi vinco il prossimo incontro arriverei ad un record di 20-0, quindi si parla di cose veramente serie. Comunque io non sputerei nemmeno nel titolo che ho vinto, in quanto ci sono dei pugili famosi che lo hanno disputato ed hanno perso, il mio avversario si presentava con un record di 37 vittorie e 9 sconfitte, non era proprio un novellino, anzi..."

-"Finiamo parlando un attimo del tuo soprannome, Stracco Rognoso. Piuttosto creativo e molto toscano mi pare"

-"Praticamente stracco (stanco n.d.r.) viene dal fatto che sono una persona che se non vuole fare una cosa, non c'è possibilità di fargliela fare. Se però poi decido di farla, li sono veramente rognoso (ostinato, esigente e pignolo n.d.r.). Anche per un motivo di marketing pensavamo però di lasciare il solo rognoso ed abbandonare lo stracco.

-"Ti ringrazio e ti saluto, mi ha fatto molto piacere parlare con te, adesso posso dire che ho intervistato pure un campione del mondo, così il mio curriculum cresce!"

-" Grazie a te, un saluto e buona giornata."

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Concludo brevemente dicendo che, se in Italia i pugili professionistici venissero tutelati nel giusto modo, probabilmente Alessandro non avrebbe avuto bisogno di sorvolare l'oceano per avere la possibilità di mostrare tutto il suo valore, e il fatto di combattere in Messico anziché in Italia non sminuisce affatto ciò che vale, al contrario lo esalta.

A chi venisse in mente infatti di pensare che in Messico sia più facile combattere che non in Italia, mi sento di rispondere in un solo modo: nella classifica generale tra i primi 400 pugili professionistici al mondo, risultano esserci 39 pugili messicani (tra cui il primo della classifica mondiale è un certo Saul "Canelo" Alvarez) ed un solo pugile italiano, al numero 380 ed indovinate un po chi è? Proprio il sopra citato Emiliano Marsili. Poi mi diranno che ci sono altre metodologie per valutare il pugilato del paese dove si lavora meglio, ma per adesso mi tengo questa.

Per finire Alessandro è al numero 10 della classifica generale in Italia (ed anche il più giovane dei dieci), incastonato tra Goddi e Fragomeni, a soli due punti dal conterraneo Fiordigiglio, davanti a Turchi di cinque lunghezze, 78° nella classifica mondiale dei pesi leggeri e al numero 972 del ranking mondiale globale, con una percentuale di vittorie del 100 percento e di KO del 79 percento.

Cosa altro dovrebbe fare un pugile per farsi notare?

Un saluto

Orco di Nana