giovedì 15 settembre 2016

Boxe VS Kung Fu


Chi ama  il pugilato di solito non disdegna le altre discipline da combattimento, siano esse kung fu, karate, ecc. Tutte hanno come centro il combattimento tra due persone. Certo è che esistono innumerevoli differenze e innumerevoli discipline di combattimento, quindi per comodità scelgo di parlare solamente del pugilato e del kung fu, confrontandole tra di loro.

Dire chi è più forte tra il migliore pugile in circolazione ed il maestro di kung fu più eccelso in effetti fa un po sorridere, è come dire chi è più forte tra Superman e Thor. Uno è un extraterrestre, l'altro un dio e tra l'altro il primo appartiene alla DC Comics e l'altro alla Marvel Comics, quindi la risposta non può essere che una sola e cioè: il confronto è impossibile.

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Superman VS Thor
La scopo del post non è dunque quello di predire un risultato impossibile da valutare, ma di confrontare le varie caratteristiche delle due discipline, al fine di trovare le differenze ed i punti in comune, magari dare anche qualche motivo di riflessione, sia per il pugile che anche per l'appassionato di arti marziali.

Innanzitutto occorre fare una prima fondamentale differenziazione: il pugilato è uno sport, il kung fu è uno stile di vita, e questo è determinante, non tanto nel tipo di allenamento, ma nell'approccio mentale alla disciplina stessa. Inoltre il pugilato viene combattuto con i guantoni, seguendo delle regole precise, nel kung fu ogni parte del corpo è un arma ed i colpi, le leve, trazioni, disarticolazioni e quant'altro hanno come unico obiettivo quello di neutralizzare l'avversario nel più breve tempo possibile, usando anche colpi mortali o potenzialmente devastanti, come le torsioni del collo, accecamenti, colpi alla gola, inguine, dislocazioni di articolazioni e tutto quello che ci possiamo mettere.

Quindi, in un ipotetico scontro a mani nude senza regole, due contendenti di peso uguale di cui uno campione di pugilato e l'altro maestro di kung fu, mi sento di dire che probabilmente il secondo avrebbe la meglio, non tanto per la potenza dei colpi che, per tipo di allenamento il pugilato probabilmente risulta essere più efficace, ma quanto per l'approccio al combattimento stesso e all'uso di parti del corpo e tecniche in cui il pugile non è assolutamente padrone. Di contro, in un incontro con guantoni e regole precise, ecco che probabilmente la cosa si invertirebbe e sarebbe qui il pugile ad avere la meglio, in quanto più abituato a questo tipo di lotta. 

Siamo ancora in una situazione di stallo. 
Quali sono dunque le differenze  che caratterizzano le due discipline? 
Sono molte in realtà, quindi mi limiterò a citare solo le principali:

La respirazione

Negli allenamenti di pugilato è praticamente assente o tenuta in considerazione marginale, mentre nel kung fu è fondamentale. E' la parte iniziale e finale di ogni allenamento e non solo, molti colpi e movimenti vengono associati a respirazioni differenti,  mentre nella boxe spesso non si va più in la del semplice "pffff" o "uhmmp" nel momento del colpo (che è già qualcosa) ma sicuramente non basta. Solo respirando nel modo corretto è possibile sfruttare appieno l'energia interna che ci permette di ottenere la massima efficacia. Superfluo ricordare infatti che una buona respirazione prima di ogni allenamento o gara (ma anche dopo) è indispensabile, in quanto così il cervello, i muscoli, gli organi ed i tessuti vengono irrorati di sangue carico di ossigeno, rendendoli pronti e scattanti per il lavoro che dovranno andare a fare. Inoltre esercizi respiratori possono rivelarsi molto utili nel pre-gara, come aiuto alla concentrazione e al rilassamento. 


Tecniche di Respirazione Shaolin


La varietà di guardie

Mentre nel pugilato l'atleta adotta di solito un solo tipo di guardia, massimo due, per ogni combattimento, nel kung fu queste variano molto spesso, in base alle caratteristiche dell'avversario e ai colpi da portare. Inoltre hanno molta padronanza nell'alternare guardie destre e sinistre in maniera quasi paritaria, a prescindere dal lato più forte della persona. Fondamentalmente nel kung fu non esistono atleti destri o mancini.
Certo che non è semplice variare guardia in continuazione durante un combattimento, ma il saper padroneggiare più guardie disorienta l'avversario che si ha di fronte, diminuendo la prevedibilità della nostra azione ed aumentando le combinazioni in attacco. 
Non dico che nel pugilato debbano venire usate guardie e tecniche di kung fu, ci mancherebbe,  ma basterebbe già che un pugile sia bene allenato in tutte le guardie fondamentali della boxe, che non sono poi così poche, questo naturalmente sia in posizione destra che sinistra.



Alcune guardie nella Boxe



Il combattimento

In questo ambito, invece, è il pugilato ad insegnare qualcosa al kung fu, in cui i combattimenti sono perlopiù assenti. Questo in parte è dovuto anche alla potenziale pericolosità dei colpi dati a mani nude in zone sensibili e pericolose, in parte alla assoluta reticenza, da parte delle scuole di kung fu, di usare i guantoni o i dispositivi di protezione. Certo è che i combattimenti molto spesso sono semplici applicazioni di forme, in cui i colpi vanno a segno in maniera quasi impercettibile, di fatto impedendo di capire realmente la potenza, le capacita di incasso dei colpi e tutto quello che invece appare subito ben chiaro nel pugilato. Negli ultimi anni si è diffusa infatti, nelle scuole di kung fu, anche il sanda, che è una forma di combattimento con guanti e protezione, che però assomiglia più ad un misto tra un incontro di kickboxing e lotta greco-romana, ed in ogni caso, non è kung fu, ma un altra cosa. 



Un combattimento di Sanda


L'uso della palestra

Sempre più spesso vediamo pugili con fisici statuari, addominali scolpiti e bicipiti fotonici. Eppure, se guardiamo molti campioni, non hanno un fisico così scolpito, pur essendo fortissimi. 

Anzi. 

Il fisico del pugile di base non è proprio uguale a quello di un culturista, anche perché alcuni muscoli non servono a nulla o quasi e per assurdo un loro abnorme sviluppo potrebbe rallentare l'azione del muscolo antagonista, magari proprio quello che invece è direttamente interessato all'azione. Per fare un esempio, il bicipite brachiale (vanto di molti pugili) non è poi così importante nel pugno, come invece lo è il suo antagonista, cioè il tricipite radiale, situato al di sotto. Inoltre ricordiamoci bene che come difesa i muscoli non sono così efficaci in quanto, anche se duri, sono sensibili al dolore ed a traumi e sanguinamenti, tutte cose assenti ad esempio in un sano strato di tessuto adiposo.
Nel kung fu, in linea generale, l'uso dei pesi è assolutamente vietato, in quanto l'unico peso che serve per l'allenamento è il corpo stesso. Vengono usati a volte dei pesi in maniera statica, ma perlopiù servono più a temperare la volontà che non a fare i muscoli.

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Il campione del mondo dei pesi massimi Tyson Fury

Lo stile di vita

Letteralmente la parola "kung fu" significa "duro lavoro" per la scuola Wu Tang, oppure "colui che ha una devozione incrollabile" per la scuola Shaolin, ed ha una storia di quasi duemila anni. Il termine "Boxe" proviene invece dall'inglese box, che significa "pugno, schiaffo", ed è nata nara il 1700 ed il 1800. 

In un monastero Shaolin gli allenamenti incominciano alle all'alba e finiscano al tramonto, tutti i giorni, fin da piccoli. Sono allenamenti per rafforzare il corpo, ma anche lo spirito e vengono eseguiti sempre. Nella boxe invece gli allenamenti variano in base all'incontro. Normalmente un maestro di kung fu mantiene un corpo perfettamente sano e scattante anche in età avanzata. Nel pugilato, a causa anche dei duri colpi ricevuti durante gli incontri, dopo una certa età il corpo e la mente necessariamente risentono di tutto questo accanimento e presenteranno alla fine il conto, che per alcuni sarà anche molto salato. 

Il kung fu è uno stile di vita che comprende molteplici fattori, non solo quello della lotta. Il maestro di kung fu considera lo scontro solamente come unica soluzione, quando tutte le altre alternative non sono praticabili, e non ostenta mai la sua bravura o superiorità in pubblico.
Il pugile normalmente fa l'opposto. Gli piace mostrare la sua forza, la sua agilità anche fuori dal contesto della palestra, e non sono infrequenti fatti di cronaca di pugili professionisti che hanno pestato qualche malcapitato di passaggio. 

Un altra differenza è data dalla meditazione, che nel kung fu è parte integrante per ogni allenamento. Ad essere sincero mi fa sorridere il pensare di vedere Jack Dempsey che medita come un santone indiano, e certo questo aspetto non è di facile integrazione nel pugilato, anche se alcune tecniche di meditazione possono essere utilizzate come rilassamento in allenamento o pre-match. 

Quindi, mentre nel kung fu l'allievo intraprende questa disciplina solo marginalmente per imparare a combattere, nella boxe il fine unico è vincere l'avversario, e tutto il resto è orientato in tal senso. Vinci una sfida oppure perdi, diventi campione oppure no. 


Documentario National Geographic sul Kung Fu Shaolin

Spero di aver dato quantomeno una minima conoscenza a chi non avesse mai avuto modo di conoscere il kung fu, e anche qualche spunto su cui riflettere..

A questo punto però sarete curiosi di sapere il vincitore della sfida tra boxe e kung fu, immagino.

Questo lo potrete solamente scoprire guardando l'ultimo video che vi propongo, con due attori di eccezione, come Mike Tyson e Donnie Yen, in una scena tratta dal film Ip Man 3.

Un saluto

Orco di Nana

Ip Man VS Mike Tyson

domenica 11 settembre 2016

Le fratture della mano nel pugilato



La mano, nel pugilato, viene sottoposta a tutta una serie di sollecitazioni sia nell'offesa che nella difesa. Viene dunque spontaneo che questa parte del corpo è una delle più interessate nella casistica delle lesioni per questo sport.

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Le ossa della mano


Nel pugno, la superficie che colpisce deve essere costituita dalle teste dei quattro ultimi metacarpi e dalle falangi basali, flesse in modo da formare un angolo di 90 gradi con il piano del dorso.  La posizione del pollice è di adduzione del metacarpo, lieve flessione della prima falange sul metacarpo, flessione ad angolo retto della seconda falange sulla prima. La posizione del polso deve essere sempre intermedia tra flessione ed estensione per formare una linea retta con le ossa metacarpali.



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Un perfetto destro di Gennady Golovkin

Le fratture del carpo

Le ossa carpali funzionano da cerniera per i movimenti del polso e della mano, ma anche da ammortizzatori di forze traumatiche sulla mano e sull'avambraccio. La forza dell'impatto viene infatti trasmessa alle ossa dell'avambraccio attraverso le ossa del carpo. Lo scafoide in particolare, incastrato tra la testa del capitato e la superfice articolare del radio, assorbe la maggior parte della forza viva traumatica.
La sintomatologia in queste fratture, è caratterizzata da dolore vivo, diminuita articolarità del polso e della funzione prensile delle dita.
Le cause possono essere molteplici, classico è il un pugno dato con deviazione radiale, ma anche da traumi cronici, e da colpi diretti al polso
In base alla gravità della frattura, la terapia può essere fatta con ingessatura da tenere 4-12 settimane, mentre in alcuni casi occorre ricorrere alla terapia chirurgica.

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Frattura dello scafoide

Frattura della base del primo metacarpo

E' la più frequente e si verifica per meccanismo indiretto, di iperflessione e adduzione, in quanto il colpo è portato in maniera irregolare, quindi non con le teste degli ultimi quattro metacarpi ma dal primo metacarpo il quale viene forzato in adduzione e flessione, fratturandosi nella sua parte meno mobile, e cioè la sua base. Tra i pugili, i cosiddetti "picchiatori" sono i più inclini ad avere tale problematica, in quanto colpiscono violentemente, con un improvviso slancio verso l'avanti e verso l'interno del braccio teso sulla linea orizzontale.
In base alla localizzazione si suddividono in extra articolari ed intra articolari, in cui troviamo la famosa frattura di Bennett.
La sintomatologia è caratterizzata dalla tumefazione alla base del metacarpo, con spesso l'interessamento bel bordo radiale della mano, con la formazione, a distanza di qualche giorno, di ecchimosi. La mobilità del pollice è limitata e dolorosa. Alla palpazione presenta dolore vivo.
La terapia consiste nell'immobilizzazione per 4-5 settimane, ma più spesso viene adottata la terapia chirurgica.

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Frattura di Bennett

Fratture distali dei metacarpi

In queste il più colpito è il secondo metacarpo. Il frammento distale (e quindi la testa del metacarpo) si inginocchia, per cui scompare la nocca del dito quando la mano è chiusa a pugno. Si verifica per iperflessione della falange prossimale del dito. In tale situazione la superficie di impatto non è più costituita dalla testa del metacarpo corrispondente, bensì dall'apice della falange, che viene sottoposta ad una violenta iperflessione, che ne determina a sua volta la frattura.
La sintomatologia è caratteristica: tumefazione diffusa in sede metacarpo-falangea, scomparsa della nocca corrispondente, dolore vivo al movimento del dito interessato.
La terapia consiste con la immobilizzazione in trazione continua nella posizione funzionale del dito. E' importante non sottovalutare tali fratture, in quanto possono essere causa di notevoli disturbi funzionali tardivi quale esito di mancata immobilizzazione o insufficiente riduzione. Nei casi gravi è necessaria la terapia chirurgica.

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Fratture metacarpali

Altri tipi di fratture, meno frequenti, sono la frattura basale dei metacarpi, le fratture diafisarie e delle falangi. Tra le lesioni di natura microtraumatica possiamo citare il pollice curvo.

Come tute le fratture, dopo le cure mediche è importante seguire un rigido programma di riabilitazione, meglio se con fisioterapisti specializzati, chiamati anche terapisti della mano. La mano, oltre che come arma di difesa ed attacco, è sopratutto una parte fondamentale di noi stessi. Ripetuti traumi e fratture, unitamente ad una cattiva rieducazione funzionale, possono causare importanti problematiche che, nell'età adulta, porteranno sicuramente a gravi conseguenze della funzionalità dell'arto stesso, con tutte le inevitabili conseguenze del caso.

Vorrei concludere il post alleggerendo un poco l'argomento. Alcune volte è possibile vincere anche con una sola mano. Vi lascio quindi con le immagini della incredibile vittoria di Danny Williams che, nonostante una frattura ad una mano avvenuta durante l'ultimo round, riesce ad atterrare Mark Potter con un solo braccio, il sinistro. Tutto è possibile dunque.

Un saluto

Orco di Nana



Danny Williamson vs Mark Potter