lunedì 27 marzo 2017

Cari Fottutissimi Amici

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Parlare di film sul pugilato non è mai facile. Si rischia inevitabilmente di cadere nel banale o peggio ancora nel fare classifiche più o meno improbabili.

Dobbiamo però dire che il mondo del cinema ha sempre strizzato l'occhiolino alla boxe, proponendo ogni anno film su questo tema. C'è da dire che molto spesso si tratta di storie vere, e quindi questo rende estremamente più facile la sceneggiatura. Tra gli ultimi in ordine cronologico è
troviamo Bleed, che racconta la vita di Vinnie Pazienza e Manos de Piedra, incentrato sulla vita di Roberto Duran.

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Spesso i pugili più famosi non sono necessariamente i più forti o i campioni indiscussi, per lo più sono i pugili che hanno una storia da raccontare, e questo fuori e dentro il ring, sono i campioni che lottano, vincono, cadono e si rialzano ritornando a combattere, a volte vincono altre no, poco importa al pubblico, l'importante è tornare a combattere. Tra i miei film preferiti sull'argomento posso citare The Fighter, che racconta la vita di Mickey Ward, e Million Dollar Babe, con un mastodontico Clint Eastwood.

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Dobbiamo dire che la linea di demarcazione tra i film "vecchi e il genere moderno è data dalla triologia di Rocky (vabbè, lo so, sono cinque ma guardabili solo tre) non tanto per la recitazione, ma quanto per il passo del film, la colonna sonora e per le scene di combattimento.

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Fino ad allora il più famoso film sulla boxe era toro scatenato, di Martin Scorsese. Girato interamente in bianco e nero racconta la vita di Rocky Marciano. Indubbiamente un capolavoro, sia come film che come combattimenti. Sembra che la scelta di girarlo in bianco e nero sia dovuta anche alla necessità di mascherare in qualche modo il sangue, per rendere fruibile il prodotto pure ad un pubblico maggiormente impressionabile.

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Prima ancora i film sul pugilato erano sul filone storico-biografico. Alcuni esempi sono Lassù qualcuno mi ama, con Paul Newman, Il grande campione, con Kirk Douglas, ma ce ne sono tantissimi e come ho già detto, non vorrei fare classifiche.

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Tra tutti i film però ce n'è uno in particolare che apprezzo più degli altri. Non certo per le scene di combattimento o gli effetti speciali, ma quanto per quello che il film trasmette agli spettatori sul pugilato, e sulla vita in generale. Sto parlando di Cari Fottutissimi Amici, di Mario Monicelli. 

La storia è semplice. Un vecchio pugile professionista (Paolo Villaggio) non proprio un campionissimo, soprannominato "Dieci" che nell'immediato dopoguerra, in una Firenze devastata e alla fame, si reca con una macchina a vapore rubata al cognato in giro per le campagne tra Firenze e Siena, insieme ad una improbabile compagnia pugilistica, a fare delle esibizioni di "Noble Art",  con il solo scopo di trovare del cibo. 



Nonostante non sia un film incentrato esclusivamente sul pugilato, lascia però trapelare in maniera assolutamente netta tutto quello che la boxe significa per chi veramente apprezza questa disciplina e i valori che la contraddistingue. Ma è anche un film divertente e molto ben fatto, che ci mostra uno spaccato reale della vita contadina in Toscana durante la liberazione.



Alla fine dopo innumerevoli peripezie, rischiando di essere pure fucilati dai partigiani, riescono ad organizzare un incontro con dei pugili americani le cui compagnie militari erano di stanza a Firenze, e si sa, gli americani sono bravi in questo sport. Nonostante un susseguirsi imbarazzante di sconfitte tutto va a finire in una rissa clamorosa dove però, invece di essere imprigionati, gli italiani vengono ricompensati con ogni ben di Dio, in quanto alla fine tutti si erano divertiti. Questo conta per gli americani alla fine. Questo è lo Show Business.



Non voglio andare oltre, non sono un critico cinematografico e non è il mio campo, ma invito tutti voi a vedere questo film, sia che vi piaccia la boxe o che la detestiate. E' un film che parla del rispetto, della lealtà, dell' amicizia e di come ci si può rimettere in strada dopo ogni sconfitta, valori che hanno molta attinenza anche nel pugilato. 

Alla fine il film dice tante cose, ma di base ci insegna che è più bello sopravvivere che non vivere.

un saluto

Orco di Nana 











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