sabato 21 maggio 2016

La ridente situazione della boxe elvetica


Il recente incontro di David Haye con lo svizzero Arnold Gjergjaj, mi fa riflettere sullo stato dell'arte della boxe svizzera e quindi, armato di curiosità, mi sono messo a cercare.

Viene fuori che il più famoso pugile elvetico è lo svizzerotto Piero Maggiò, a cui è dedicata la sobria copertina. Famoso non tanto per le sue doti pugilistiche, quanto più quelle di attore di serie C/2, rimasto nell'immaginario collettivo delle ragazze degli anni 90 per la sua sfolgorante interpretazione di Braccio di Ferro nella pubblicità di Moschino Cheap and Chic.

Per quello che invece riguardano le classifiche possiamo trovare al primo posto Frank Erne, un peso Welter che sfiorò il titolo mondale nel 1902, il ginevrino Maurice Dubois, quasi campione europeo nel 1938, Albert Badoud, campione europeo dei Welter nel 1909.

Da sinistra a destra: Frank Ernie, Maurice Dubois e Albert Badoud

Tra i pugili in attività troviamo proprio il peso Massimo  Arnold Gjergjaj, la grande speranza svizzera, che si è infranta in maniera patetica questa sera a Londra, contro Haye, senza nemmeno darmi il tempo di farmi finire le patatine. E' andato pure a terra dopo il gong, mai visto.

Forse in Svizzera si vive troppo bene per fare la boxe, che prevede sacrificio. Meglio sport come il lancio della pietra di Unspunnen e la corsa con la sedia da ufficio.



Un lanciatore di pietre di Unspunnen, in posa plastica


















Vi lascio con uno degli incontri più brutti nella storia della boxe, proprio quello di Haye contro Gjergjaj combattuto (?) poche ore fa. Sembra che la svizzero, dopo questo incontro, abbia preso in seria considerazione l'idea di passare al più mite sport del lancio della pietra di Unspunnen.

Un saluto

Orco di Nana






venerdì 13 maggio 2016

I Bruti


Diciamocelo chiaramente, a chi piace la boxe non può non amare il pugile bruto. Anche se molti comportamenti sono spesso opinabili, e gli spacconi hanno sempre ripagato con gli interessi la loro arroganza, sia essa fuori o dentro il ring, c'è sempre un certo fascino dietro il pugile cattivo.

Ho scelto cinque incontri di altrettanti pugili bruti, non è una classifica, solo quelli che mi sono venuti in mente al momento.

Il primo incontro è di Ernie Shavers, il distruttore nero. 68 KO su 74 vittorie, un incubo per qualunque pugile. Lo sfidante è Ken Norton. Era il 23 Marzo a Las Vegas.

Ernie Shavers vs Ken Norton

Per secondo ecco un altro duro, dal diretto destro così letale da meritarsi un nome tutto suo, Rocky Marciano e la sua Susie Q, contro Joe Louis. Era il 26 Ottobre 1951 al Madison Square Garden di New York. Incontro duro e difficile, knockout memorabile di Marciano su Louis, il quale realizzò che la sua carriera era finita li.

Rocky Marciano vs Joe Louis

Non puoi parlare di bruti se non citi Jack Dempsey, il massacratore. Il suo stile si basava tutto sull'estrema aggressività della sua azione. Molto odiato un po da tutti, pubblico compreso, era comunque un gran combattente. Lo vediamo nel suo incontro con l'argentino Luis Angel Firpo, considerato al tempo praticamente imbattibile.

Jack Dempsy vs Luis Angel Firpo

Suo padre era un macellaio, e in qualche modo lui ne seguì le orme. E' Max Baer, pugile-assassino dei primi del '900, famoso per avere ucciso Campbell sul posto e Shaaf in due tempi,vantandosene. Guardiamo come devastò il nostro povero Primo Carnera, che non smise di prendere colpi per tutto l'incontro, sbagliando ad un certo punto pure il proprio angolo.

Max Baer vs Primo Carnera

Vabbè, non è proprio il mio pugile preferito, ma voglio chiudere con Mike Tyson, che per bullezza non è sicuramente secondo a nessuno. Lo vediamo contro Peter NcNeeley,  una cazzottata da osteria, come commentò al tempo Rino Tommasi. Buona visione, un saluto.

Orco di Nana

.Mike Tyson vs Peter NcNeeley




martedì 10 maggio 2016

GerontoBoxe





Tutti invecchiamo, è inevitabile.

Come disse Oscar Wilde al riguardo: "La tragedia della vecchiaia non è di essere già vecchi, ma di essere ancora giovani"  e forse che seguendo questo sentimento sempre più spesso capita di veder salire sul ring dei pugili professionisti anche molto avanti con gli anni.

Questo, se da una parte mi può far piacere, in quanto significa che la persona si trova in ottime condizioni fisiche anche nella mezza età, da un altra mi spaventa, e non poco, in quanto (e diciamocelo chiaro) ancora non siamo abituati ad ammettere di invecchiare; è insito nell'animo umano.

Eppure appare chiaro che dopo i 40 anni quello che davamo per scontato esistesse da giovani va a un po a farsi friggere. Parlo del normale calo fisiologico che avviene in tutti noi. A questi va aggiunto la lunghezza della carriera di ogni atleta, il numero di incontri disputati, i KO subiti, il numero di colpi presi, le predisposizioni individuali e così via.

C'è differenza infatti tra un pugile che ha esordito  in ritardo, disputando pochi incontri, senza mai aver subito KO gravi o preso molti colpi, e chi invece esordisce presto, disputa molti incontri (magari anche molto duri) e subisce diversi atterramenti. Il corpo si usura, il cervello subisce numerose accelerazioni repentine dovute all' elevato numero di colpi ricevuti, le articolazioni cedono. Ci sono rischi anche per il cuore, il fegato, i polmoni e gli occhi.


Invecchiamento e peso degli organi
Invecchiamento e funzione cardio-vascolare e muscolare
Invecchiamento ed articolazioni

Purtroppo molti di questi gerontopugili, specialmente in nazioni dove l'assistenza sanitaria e previdenziale è scarsa o assente e gli ammortizzatori sociali inesistenti, si ritrovano costretti a combattere in quanto questo è l'unico lavoro che sanno fare bene, che gli permette di sfamare la propria famiglia, in qualche modo.

Questi sono i pugili a rischio maggiore di avere conseguenze anche molto gravi per quello che sarà la loro vita dopo la boxe. Parliamo infatti di uno sport agonistico, dove l'atleta da più del cento per cento, non di una disciplina dilettantistica o il pilates.

Come tutti gli sport professionistici, e il pugilato non è un eccezione (a parte il Curling forse o il Poker) l'atleta dopo i 40 anni è cominciato ad essere considerato vecchio. La boxe poi ha come peculiarità il dare e prendere pugni, cosa da non sottovalutare questa, e che certo non aiuta il normale processo di invecchiamento.

Quindi il pugile professionista saggio dovrebbe anche pianificare la sua vita in previsione del termine della sua attività agonistica, e non ritrovarsi senza sapere cosa fare una volta che questa sia terminata, perché è inevitabile, ogni carriera termina, e nella boxe possono finire in un lampo facendo rimanere l'ex atleta con un pugno di mosche...nei guantoni.

Steve Cunningham colpito da Joha Pablo Hernandez
Ne è un esempio Jerry Quarry, di cui è dedicata la foto in copertina, la "grande speranza bianca" degli anni 60 e 70. Tra i tanti ha combattuto, nel corso dei suoi 67 incontri da professionista, due volte con Fraizer, una con Alì (proprio al rientro dopo la squalifica), due volte con Floyd Patterson, tutti incontri molto duri.

Fu steso definitivamente da problemi polmonari e cardiaci a 53 anni, dopo che la demenza pugilistica lo aveva lavorato ai fianchi per più di un decennio, sfiancandolo irrimediabilmente. Combatté il suo ultimo incontro nel 1992, all'età di 47 anni, quando la sua demenza pugilistica era già evidente e diagnosticata.

Perse naturalmente e fu uno spettacolo penoso e non solo inutile, ma anche estremamente dannoso. Potrebbe questo essere una concausa determinante per la sua prematura scomparsa nel 1999.

Jerry Quarry, David Martinez (May 1991)
Jerry Quarry e David Martinez nel 1991
Alcuni gerontopugili però hanno invece combattuto oltre i quaranta anni con risultati notevoli.

Parlo di Sugar Ray Robinson ad esempio, che dopo questa soglia psicologica ha combattuto oltre 40 incontri, di Vitali Klitcho 3, Roberto Duran 25, Larry Holmes 24, George Foreman 20, Archie Moore 30. E solo per citarne alcuni tra i più famosi, ma la lista è lunga, anche troppo, e non vorrei incoraggiare questo comportamento che, a dispetto anche di buoni risultati apparenti, rimane estremamente dannoso.

Larry Holmes al suo ultimo incontro nel 2002

Vi lascio con quello che fu dichiarato l'incontro dell'anno del 1969, tra Joe Frazier e Jerry Quarry. Guardate bene quante se ne danno, e più che altro quante ne prende Quarry.

Quali danni, secondo voi, possono avvenire in un pugile, anche se bene allenato, dopo un incontro così duro?  Occorrerebbero per lo meno 6 mesi di stop per recuperare quantomeno parzialmente, probabilmente di più.

Quarry invece nei sei mesi successivi combatté altri 3 incontri, di cui l'ultimo perso per KO alla settima ripresa contro il canadese (incassatore di professione e massacratore alla bisogna) George Chuvalo, che in 93 incontri non è mai andato al tappeto, vincendoli 73, di cui 64 per KO, non proprio un agnellino.

Anche questo non gli ha di certo giovato.


Buona visione, un saluto.

Orco di Nana


Fraizer contro Quarry I, 23 Giugno 1969




mercoledì 4 maggio 2016

Francesco Damiani, il lonzino mediterraneo



Uno dei miei pugili preferiti da ragazzo è stato sicuramente Francesco Damiani, il lonzino mediterraneo, come amavamo chiamarlo noialtri.

Faccia buona e pugno maledettamente pesante, dopo Primo Carnera è stato il secondo ed ultimo campione mondiale dei pesi massimi italiano nel periodo che va tra gli anni ottanta ed i novanta.
In questo articolo ripercorreremo brevemente le tappe fondamentali della sua carriera, assistendo agli incontri più significativi.

Il primo incontro che vi propongo è la vittoria con Teofilo Stevenson, un cubano al tempo ritenuto imbattibile. Secondo Damiani questo incontro, disputatosi in occasione dei mondiali dilettanti di Monaco del 1982, è stata la sua più grande gioia della carriera. In questi Francesco vinse la medaglia di argento, perdendo la finale con Tyrrel Biggs.

Damiani VS Stevenson

Il secondo incontro che vi mostro, invece, rappresenta la sua più grande delusione quando, sempre con Tyrrel Biggs, perse la medaglia d'oro alle olimpiadi di Los Angeles del 1984 con verdetto unanimamente ritenuto scandaloso, anche dalla stampa americana. Eravamo però in piena guerra fredda ed era sfida aperta tra USA e USSR per aggiudicarsi il primo posto al medagliere olimpico. (l'incontro inizia al minuto 4.00 del video).

Damiani VS Biggs II

Da professionista fa il suo esordio nel 1985 a Perugia, con Allou Gobe, un francese di cui non sentiremo parlare molto in futuro, combattendo diversi incontri e vincendoli quasi tutti prima del limite, aggiudicandosi il titolo internazionale WBC contro Eddie Gregg.
Vince il titolo europeo contro lo svedese Andere Eklund (prematuramente scomparso nel 2010 a 52 anni) ed è questo il terzo incontro che vi propongo.

Damiani VS Eklund

Finalmente Damiani ha la possibilità di incontrare nuovamente Biggs, questa volta senza caschetti. La resa dei conti al Palatrussardi di Milano dove Biggs, abbagliato dalla verde scritta TOTIP dei pantaloncini del nostro lonzino mediterraneo, fu costretto alla resa al nono round dopo averne prese di santa ragione per tutto il match. Questa volta non c'era la guerra fredda a salvarlo.

Damiani VS Biggs III

Nel 1989 arriva la chance mondiale, e Francesco non se la lascia scappare, conquistando la corona mondiale dei pesi massimi versione WBO contro il sudafricano Johnny Du Plooy, anch'egli scomparso prematuramente all'età di 48 anni.

Damiani VS Du Plooy

A differenza di Primo Carnera, Damiani non riuscì mai a conquistare gli USA. Ci provò, ma gli andò male. Prima dovette rinunciare ad un incontro con Holyfield (ed anche a 700.000 dollari di borsa) per un infortunio in allenamento, poi perse il titolo mondiale con Ray Mercer, dove incassò goffamente il famoso pugno sul naso folgorante (!!???!!) che lo stese al tappeto in maniera quantomeno insolita...comunque giudicate voi. Ricordo che allora io ci rimasi molto male, sicuramente lui molto più di me.

Damiani VS Mercer

Forse Damiani in USA vide il vero mondo della Boxe e non gli piacque, ma in pratica così finisce la sua carriera di pugile (inutile menzionare gli ultimi incontri) e comincia quella di allenatore, dove ha avuto altrettante soddisfazioni, vincendo, con i pugili da lui allenati, sei medaglie in due olimpiadi. Celebre l'incitamento a Clemente Russo durante la semifinale delle olimpiadi di Pechino:

- "Vai più sciolto, non puoi cercarlo sempre con quel gancio sinistro,  che lo vuoi sbadellare!?".


Francesco Damiani Oggi
Un saluto

Orco di Nana



domenica 1 maggio 2016

Il peggiore pugile del mondo




Divertendosi con la classifica di BoxRec.com, ecco chi, secondo questo autorevole sito, è il peggiore pugile del mondo ancora in attività.

Dunque, con il numero 20.593 della classifica, tedesco di origini turcheSuleyman Dag è il peggior pugile professionista ancora in attività.

Peso Medio, ha al suo attivo dieci incontri vinti, di cui cinque prima del limite (e non sarebbe poi così male) ma anche e sopratutto 76 incontri persi, di cui 53 per KO.

Non gli hanno dato un soprannome per pura carità.

Dotato di una sufficiente tecnica e di un pugno molto leggero, sia questo un jab oppure un gancio (difficilmente porta dei montanti), rimane spesso in guardia alta a prendere colpi, che gli arrivano un po da tutte le parti. Non è neppure un buon incassatore, ma è comunque perseverante, in più di un occasione infatti è stato il suo angolo a gettare la spugna per lui.

Dall'esordio col botto (perdendo, naturalmente) datato 21 dicembre 2007 con Florian Windenhof, vince il suo primo match da professionista al secondo tentativo per KO tecnico, con tale Danile Shulte, tedesco di Amburgo, il quale vanta un invidiabile record di zero vittorie e 13 sconfitte, di cui 7 per KO.

Sulyman Dag ha avuto il suo periodo di massimo splendore tra il giugno e l'ottobre del 2008, dove vince tre incontri consecutivamente: il primo con il debuttante Oenar Yildiz, che ha poi continuato la sua sfolgorante carriera con 11 incontri tutti persi, il secondo con Michael Nowalkov, il quale vanta un palmaresse di 9 incontri e altrettante sconfitte, e l'ultimo della triologia con Chris Herrmann, terminato per KO tecnico alla seconda ripresa. Cosa sia successo è tuttora un mistero.

Dalla metà del novembre 2008  al dicembre del 2010 riesce ad inanellare una bella serie di 20 sconfitte consecutive, spezzando il solito tran-tran con Bulut Olzan, tedesco pure lui, forte di otto incontri tutti persi, quasi tutti per KO. Dopo questo incontro alterna molte sconfitte a qualche sporadica vittoria, fino al 2 marzo del 2013, data epica della sua ultima vittoria, con Waquar Mahmood, un altro brillante pugile tedesco che in vita sua ha fatto e perso 6 incontri, tutti per KO, e nemmeno un pareggio, per sbaglio.

Dopo questa emozionante vittoria ritorna nei suoi ranghi e azzecca una serie impressionante di 36 sconfitte consecutive 28 delle quali prima del limite. Il suo ultimo incontro è datato 10 aprile 2016, contro Soner Inan, nemmeno vi dico il risultato. Avendo solamente 36 anni, questo boxeur ci potrà dare ancora molte soddisfazioni in futuro.

Suleyman Dag.  Naturalmente è quello di sinistra


Per colmare la vostra sicura curiosità, mi congedo da voi consigliandovi la visione di un combattimento di Suleyman Dag del 30 marzo 2012 a Colonia, contro il pugile tedesco Deniz Ilbay. 




Non ve ne anticipo il risultato per evitare di rovinarvi la suspance.

un saluto

Orco di Nana



Non si gioca alla Boxe


Da ragazzi usavamo spesso dire "andiamo a giocare a pallone!" oppure a basket, pallavolo, ma mai abbiamo usato la frase "andiamo a giocare alla boxe". Giocare alla boxe diventava immediatamente rissa, e la cosa si faceva seria, anche se ancora eravamo dei bambini.

La boxe è uno di quei pochi sport in cui puoi perdere la vita, non per incidenti, ma per volontà del tuo avversario. Certo nessuno (o quasi) tra i pugili professionisti ha come obiettivo quello di uccidere il suo avversario, ma la peculiarità di questo sport, unito alla foga del momento, può scatenare una sorta di trance agonistica in cui il pugile non è di fatto in grado totalmente di intendere e di volere,e perda il controllo della situazione. Lo è un esempio la morte di Benny "Kid" Paret ad opera di Emile Griffith.

Video sconsigliabile ad un pubblico sensibile

Mentre il pugilato non agonistico ha ferree regole per quanto riguarda la sicurezza degli atleti, così non lo è per i professionisti, non per carenze di controllo medico o di prevenzione degli infortuni,  molto più spesso alcuni pugili, anche in età avanzata e con molti pugni presi nella carriera, affrontano in combattimenti spesso al limite del patetico, avversari che nella migliore delle ipotesi devono fare punti per il ranking mondiale o nazionale, il più delle volte tempestandoli di colpi per tutto l'incontro. Tutto questo per due cose fondamentali, i soldi e l'orgoglio. Prendere pugni fa male, prendere  pugni in età avanzata fa molto più male. Ogni atleta deve quindi farsi un esame della coscienza e capire quando è il momento di fermarsi o addirittura di ritirarsi. Pochi atleti vivono nel lusso di boxe, i più non riescono nemmeno a pagarci l'affitto di casa. Con la boxe non si mangia. Questo squilibrio genera tuta una serie di potenziali pugili pronti a tutto pur di accaparrarsi una borsa che magari gli consenta di mandare i figli a scuola. In questo credo che un po tutte le federazioni pugilistiche dovrebbero cercare soluzioni che impediscano di fatto determinate situazioni a rischio, sia irrigidendo i controlli medici dopo KO e incontri molto duri, sia anche con contributi economici a chi debba sospendere o smettere l'attività.

Passiamo adesso ad analizzare quali sono i principali infortuni e malattie professionali in ambito pugilistico.

Contusioni 

La contusione è la lesione prodotta da un corpo smusso che colpisce violentemente o ripetutamente i tessuti, senza provocare la rottura della guaina che li riveste. La contusione può verificarsi nelle parti molli superficiali ma anche a carico di un organo interno (fegato  o rene).
Nel pugilato due sono le contusioni caratteristiche, l'Otoematoma (od orecchio a cavolfiore) e la sclerosi zigomatica dei pugili, Il primo è di solito determinato da un colpo diretto che, parzialmente schivato, colpisce l'orecchio di striscio. La seconda si riscontra nei pugili di lunga carriera, si tratta di una fibrosclerosi nel connettivo sottocutaneo, in corrispondenza dello zigomo, in cui la cute si presenta ispessita con una particolare sporgenza che contribuisce a costituire quella che possiamo definire la "facies" del pugile, insieme al naso schiacciato.

Rocky Marciano, la faccia da pugile
Orecchio a cavolfiore
                                                     
Borsiti

Le borse sierose sono formazioni anatomiche che hanno l'azione di facilitare l'azione dei muscoli e dei tendini e il movimento articolare. Un trauma diretto unico, oppure microtraumi ripetuti possono procurare l'infiammazione di tali apparati. Nel pugilato possono avvenire borsiti della spalla, difficilmente causata da un trauma contusivo unico, che è causa di dolore persistente con limitazione della potenza e della contrazione muscolare.


L'articolazione della spalla






















Ferite

La definizione di ferita è "soluzione della continuità  dei tegumenti causata da azione meccanica violenta", in pratica, un taglio. Sono di varia natura (da taglio, punta, lacere, contuse, con margine rotondo, ecc)
Sono rare le ferite tipiche da sport, tranne che nel pugilato, dove la ferita all'arcata sopraccigliare ne è un chiaro esempio.  Il pugno, rivestito dal guantone, non potrebbe di per se provocare la ferita. Essa è causata infatti dalla pressione sull'arcata orbitaria, che in alcuni soggetti è particolarmente sporgente o tagliente. Anche se apparentemente sembrano limitate alla superficie, molto più spesso interessano gli strati profondi fino all'osso, tendendo ad allargarsi in profondità. Quindi una ferita superficiale molto piccola di solito ne nasconde una molto più ampia al di sotto della stessa.


Una classica ferita all'arcata sopraccigliare


























Lesioni Muscolari Acute

Sono lesioni muscolari di varia gravità il cui denominatore comune è costituito da un aumento improvviso e violento della tensione interna del muscolo, tale da vincere la resistenza elastica di esso o del tendine corrispondente, provocandone la rottura, totale o parziale, delle sue fibre.
Nel pugilato i muscoli interessati a stiramenti o strappi sono il bicipite, l'inserzione distale del toraco-brachiale, il sopraspinoso, il retto addominale ed i muscoli pettorali.

Ampia lesione muscolare toraco-brachiale





















Lesioni Muscolari Croniche

Sono causate da azioni microtraumatiche ripetute, ad effetto cumulativo. Conosciute con il termine di mioestensiti o estensiti, in quanto colpiscono prevalentemente l'apparato mio-estensico. Nel pugilato la più conosciuta è sicuramente  la glass-arm o braccio di vetro. Si tratta di una mioestensite di uno o più muscoli del cingolo scapolare, come il grande e piccolo rotondo, il sovraspinoso all'inserzione dell'omero, il tendine del capo lungo del bicipite, l'inserzione distale del deltoide, il grande dorsale. Possono verificarsi anche mioestensiti del gomito e distale dei muscoli radiali.

I muscoli della Spalla

















Fratture

E' l'interruzione della continuità di un osso. I meccanismi con cui si provoca una frattura sono quattro e cioè flessione, torsione, pressione e trazione. L'arto superiore costituisce nel pugilato l'arma di offesa e di difesa. La mano è dunque sottoposta ad una serie di traumi, donde la frequenza e la grande varietà delle lesioni che in essa si riscontrano. La frattura della base del primo metacarpo è di gran lunga la più frequente. Si verifica portando un colpo in maniera irregolare, dove la superficie di impatto, invece di essere formata dalle teste degli ultimi quattro metacarpi, è costituita dal bordo radiale del pugno e, conseguentemente, dal primo metacarpo, il quale viene forzato in adduzione e flessione, fratturandosi nella sua parte meno mobile, cioè alla base. Altre sono la frattura di Bennet e la frattura di Rolano. Seguono, per ordine di frequenza, quella della base del primo metacarpo, le fratture diafisarie e delle falangi. Fra le lesioni di natura microtraumatica, rientra la tipica deformazione del primo metacarpo della mano dei pugili, descritto con il nome di pollice curvo. Anche tipica è la frattura dell'ulna, per parata con l'avambraccio.
Possiamo avere anche fratture delle ossa della faccia, ossa nasali o setto. Si verificano perlopiù per colpo diretto tangenziale. La frattura della mandibola è anch'essa molto frequente, per colpo diretto, in corrispondenza dell'angolo della mandibola. 
Per il tronco, più che fratture costali, sono da menzionare le fratture delle cartilagini condro-costali.


Lesioni Articolari

Le distorsioni e le lussazioni sono lesioni che si verificano in un articolazione quando questa compie, attivamente o passivamente, un movimento che oltrepassa i limiti di normale mobilità che a quella articolazione sono concessi dalla sua struttura anatomica.
Nel pugilato tali evenienze sono spesso a carico del gomito e del polso. 
Altra lesione tipica del pugilato è la contusione del carpo, dovuta alle ripetute sollecitazioni che le varie articolazioni del carpo subiscono nell'atto in cui il pugno del pugile raggiunge l'obiettivo. L'esito di tali contusioni è in genere costituito dal carpe bossu, che è una tipica lesione della mano dei pugili.

carpe-bossu, tipica mano del pugile











Lesioni degli organi interni

Il cranio è naturalmente il più esposto a traumi di vario genere. Gli occhi innanzitutto possono subire traumi con diversi livelli di gravità, fino alla cecità.  Il cervello invece subisce l'azione di onde traumatiche che dalla sede del colpo si trasmettono alla massa cerebrale, e sono tanto più ampie quanto più ampia è la zona colpita. Inoltre, a seconda della direzione, il capo sarà sottoposto a movimenti in senso lineare trasversale o rotatorio dall'avanti all'indietro. La massa encefalica sarà pertanto sottoposta ad una serie di brusche accelerazioni o decelerazioni. Tali azioni, con meccanismo cumulativo, possono portare ad effetti lesivi sulla massa cerebrale tali da scatenare l'encefalopatia da pugilato, conosciuta anche come demenza pugilistica o encefalopatia traumatica cronica, che è neurobiologicamente simile al morbo di Alzheimer. 
Altre lesioni alla massa cerebrale possono causare eventi acuti quali una commozione cerebrale, in cui il cervello viene scosso all'interno della scatola cranica (da commotio = scuotimento), oppure una più grave contusione cerebrale, dove avviene una lesione della massa cerebrale, fino alla compressione cerebrale, da parte di una raccolta di sangue che non può uscire all'esterno, evento potenzialmente letale.
Altri traumi ad organi interni possono essere al polmone o pleura, in occasione di fratture costali, oppure all'addome, per rottura di organi cavi (stomaco, intestino) o pieni (milza, rene, fegato). Tutti questi eventi acuti molto gravi che, se non trattati in brevissimo tempo, possono portare alla morte.

Emile Griffith, morto recentemente, era affetto da encefalopatia traumatica cronica da molti anni

un saluto

Orco di Nana