Come disse Oscar Wilde al riguardo: "La tragedia della vecchiaia non è di essere già vecchi, ma di essere ancora giovani" e forse che seguendo questo sentimento sempre più spesso capita di veder salire sul ring dei pugili professionisti anche molto avanti con gli anni.
Questo, se da una parte mi può far piacere, in quanto significa che la persona si trova in ottime condizioni fisiche anche nella mezza età, da un altra mi spaventa, e non poco, in quanto (e diciamocelo chiaro) ancora non siamo abituati ad ammettere di invecchiare; è insito nell'animo umano.
Eppure appare chiaro che dopo i 40 anni quello che davamo per scontato esistesse da giovani va a un po a farsi friggere. Parlo del normale calo fisiologico che avviene in tutti noi. A questi va aggiunto la lunghezza della carriera di ogni atleta, il numero di incontri disputati, i KO subiti, il numero di colpi presi, le predisposizioni individuali e così via.
C'è differenza infatti tra un pugile che ha esordito in ritardo, disputando pochi incontri, senza mai aver subito KO gravi o preso molti colpi, e chi invece esordisce presto, disputa molti incontri (magari anche molto duri) e subisce diversi atterramenti. Il corpo si usura, il cervello subisce numerose accelerazioni repentine dovute all' elevato numero di colpi ricevuti, le articolazioni cedono. Ci sono rischi anche per il cuore, il fegato, i polmoni e gli occhi.
Invecchiamento e peso degli organi |
Invecchiamento e funzione cardio-vascolare e muscolare |
Invecchiamento ed articolazioni |
Purtroppo molti di questi gerontopugili, specialmente in nazioni dove l'assistenza sanitaria e previdenziale è scarsa o assente e gli ammortizzatori sociali inesistenti, si ritrovano costretti a combattere in quanto questo è l'unico lavoro che sanno fare bene, che gli permette di sfamare la propria famiglia, in qualche modo.
Questi sono i pugili a rischio maggiore di avere conseguenze anche molto gravi per quello che sarà la loro vita dopo la boxe. Parliamo infatti di uno sport agonistico, dove l'atleta da più del cento per cento, non di una disciplina dilettantistica o il pilates.
Come tutti gli sport professionistici, e il pugilato non è un eccezione (a parte il Curling forse o il Poker) l'atleta dopo i 40 anni è cominciato ad essere considerato vecchio. La boxe poi ha come peculiarità il dare e prendere pugni, cosa da non sottovalutare questa, e che certo non aiuta il normale processo di invecchiamento.
Quindi il pugile professionista saggio dovrebbe anche pianificare la sua vita in previsione del termine della sua attività agonistica, e non ritrovarsi senza sapere cosa fare una volta che questa sia terminata, perché è inevitabile, ogni carriera termina, e nella boxe possono finire in un lampo facendo rimanere l'ex atleta con un pugno di mosche...nei guantoni.
Steve Cunningham colpito da Joha Pablo Hernandez |
Fu steso definitivamente da problemi polmonari e cardiaci a 53 anni, dopo che la demenza pugilistica lo aveva lavorato ai fianchi per più di un decennio, sfiancandolo irrimediabilmente. Combatté il suo ultimo incontro nel 1992, all'età di 47 anni, quando la sua demenza pugilistica era già evidente e diagnosticata.
Perse naturalmente e fu uno spettacolo penoso e non solo inutile, ma anche estremamente dannoso. Potrebbe questo essere una concausa determinante per la sua prematura scomparsa nel 1999.
Jerry Quarry e David Martinez nel 1991 |
Parlo di Sugar Ray Robinson ad esempio, che dopo questa soglia psicologica ha combattuto oltre 40 incontri, di Vitali Klitcho 3, Roberto Duran 25, Larry Holmes 24, George Foreman 20, Archie Moore 30. E solo per citarne alcuni tra i più famosi, ma la lista è lunga, anche troppo, e non vorrei incoraggiare questo comportamento che, a dispetto anche di buoni risultati apparenti, rimane estremamente dannoso.
Larry Holmes al suo ultimo incontro nel 2002 |
Vi lascio con quello che fu dichiarato l'incontro dell'anno del 1969, tra Joe Frazier e Jerry Quarry. Guardate bene quante se ne danno, e più che altro quante ne prende Quarry.
Quali danni, secondo voi, possono avvenire in un pugile, anche se bene allenato, dopo un incontro così duro? Occorrerebbero per lo meno 6 mesi di stop per recuperare quantomeno parzialmente, probabilmente di più.
Quarry invece nei sei mesi successivi combatté altri 3 incontri, di cui l'ultimo perso per KO alla settima ripresa contro il canadese (incassatore di professione e massacratore alla bisogna) George Chuvalo, che in 93 incontri non è mai andato al tappeto, vincendoli 73, di cui 64 per KO, non proprio un agnellino.
Anche questo non gli ha di certo giovato.
Buona visione, un saluto.
Orco di Nana
Fraizer contro Quarry I, 23 Giugno 1969
Nessun commento:
Posta un commento